Lettera aperta: Novara e provincia, giorno della memoria e del ricordo

  • Febbraio 7, 2019 09:00

[Lettera aperta inviata ai giornali locali in data Novara, 7 febbraio 2019]

Il Comitato Antifascista Novarese CAN ritiene doveroso prendere posizione a proposito di un paio di eventi che stanno riguardando la città e la provincia nei giorni prossimi alle ricorrenze della “memoria” e del “ricordo”.
Per quanto concerne quest’ultima non intendiamo qui affrontare la questione storica, la storiografia da decenni ha indagato seriamente e approfonditamente la materia. Ci preme fare notare che, nonostante le affermazioni propagandistiche rabbiosamente urlate dalla destra e dai suoi referenti (politici, giornalisti, “intellettuali” di area) – affermazioni accolte supinamente da una buona fetta della sinistra riformista in nome del dogma della “memoria condivisa” inaugurato tra gli altri da Luciano Violante –, esiste un ampio consenso di massima in merito alle stime circa numero e origine delle persone uccise nelle foibe. Che porta senza dubbio alcuno ad affermare che in ogni caso mai si trattò di pulizia etnica nei confronti di “italiani” (mantra caro, appunto, alle destre). Insomma i fatti e la loro dimensione in linea di massima sono appurati (si rimanda agli studi, tra gli altri, di Kersevan, Cernigoi, Purini, oltre alla attività del gruppo di lavoro Nicoletta Bourbaki).
Ci preme sottolineare qui l’uso politico di quella storia che quest’anno si arricchisce di un nuovo capitolo grazie al film «Red Land – Rosso Istria», che sarà nuovamente proiettato sabato 9 febbraio al cinema Araldo di Novara. In questo caso proiezione gratuita organizzata dalla Associazione Andromeda – che vede alla sua presidenza Gianni Mancuso, storico esponente della destra novarese –. Con il patrocinio del Comune di Novara. Amministrazione comunale che pochi mesi fa negò il patrocinio al primo Pride novarese, allineandosi a quanti bollano i pride come divisivi. Evidentemente la proiezione di una pellicola del genere è invece considerata unificante. O che tale possa essere il desiderio – per nulla implicito – della destra culturale e politica: una egemonizzazione basata sul falso storico, sulla ideologia delle manipolazioni di dati, avvenimenti, dinamiche.
Il contesto mostrato dal film, l’Istria del 1943, è completamente falsato. Appena accennate (ed edulcorate) le politiche di snazionalizzazione della popolazione slovena e croata messe in atto dal fascismo, mai mostrati i crimini di guerra commessi dal Regio Esercito Italiano nei vicini territori jugoslavi (ricordiamo i campi di concentramento italiani per le popolazioni slave di Arbe, Gonars, Monigo, Kraljevica, Lopud, Kupari…, sia su territorio italiano, sia nelle zone militarmente occupate). Viene taciuto il fatto che, dopo la cacciata dei fascisti seguita all’ 8 settembre ’43, nel giro di un mese l’Istria venne riconquistata dai nazifascisti che ammazzarono qualcosa come 2.800 persone nel corso della repressione e ne deportarono altre 2.500. Le uccisioni e gli infoibamenti da parte degli insorti in molti casi avvennero proprio nel corso della riconquista tedesca come risposta al fatto che erano spesso i fascisti locali a indicare ai tedeschi chi fucilare). Come ha scritto il gruppo di lavoro Nicoletta Bourbaki nella sua recensione del film – cui rimandiamo per una analisi approfondita e puntuale -, «Rosso Istria è il primo film del dopoguerra in cui i nazisti fanno un ingresso alla “arrivano i nostri”» (https://www.wumingfoundation.com/giap/2019/01/fantasy-norma-cossetto-1-red-land/). Del resto non vi si accenna neppure di sfuggita al fatto che i “salvatori” nazisti di lì a poco nella risiera di Trieste avrebbero aperto un campo di concentramento in cui morirono 5.000 persone, vi transitarono 20.000 deportati (di cui solo 1.500 sopravvissero).
Contestiamo quindi la scelta della direzione del cinema Araldo di concedere l’uso della sala per questa kermesse nera. Il fatto di venire pagati per il noleggio non può essere una giustificazione di fronte alla operazione in corso. D’altra parte l’Araldo aveva già ritenuto di inserire la discutibile (da ogni punto di vista) opera in cartellone a gennaio. Ma la data del 9 febbraio, nel fine settimana della celebrazione del “giorno del ricordo”, quasi in contemporanea con l’adunata fascista al Villaggio Dalmazia, è elemento di ulteriore
disappunto. E si auspica non ci si voglia nascondere dietro la rivendicazione di un diritto/dovere di messa in visione o di libertà di espressione: la violenza ideologica in atto non può essere in alcun modo sminuita e sottovalutata. Di fatto siamo di fronte al primo film di propaganda del nazionalismo salviniano, fortemente debitore nei confronti delle parole d’ordine del neofascismo (di Casapound nello specifico).
Sempre restando sui nostri territori, a questo si aggiunge la questione che vede protagonista il neopresidente della provincia di Novara Binatti; per non farci mancare nulla, ha ritenuto che il consigliere Ivan De Grandis fosse il rappresentante adatto da inviare alle commemorazioni della strage nazi-fascista avvenuta sul Lago Maggiore nel 1943. Militante di Fratelli d’Italia – partito che rivendica la continuità con il MSI, a sua volta fondato dai reduci di Salò, autori ed esecutori delle leggi raziali –, De Grandis solo pochi anni fa aderì al “Movimento Sociale Italiano Destra Nazionale” vestendo la camicia ocra della “Guardia Nazionale Italiana” (https://www.novaratoday.it/politica/de-grandis-strage-fascista-meina.html). Davvero non esisteva scelta migliore rispetto a un convinto storico militante di estrema destra? Il presidente si è “difeso” rispondendo che si tratta di fatti di otto anni fa [la militanza in MSIDN di De Grandis]. Pur prendendo atto di quanto il tempo, secondo il presidente, possa avere effetti miracolosi sulle coscienze, una seconda possibilità riconosciamo non vada negata a nessuno: sarebbe stato encomiabile se il consigliere, posto di fronte alla evidente contraddizione, avesse sinceramente rinnegato il proprio passato e l’ideologia alla quale si richiama(va).
Naturalmente questo non è avvenuto, né avverrà. L’obiettivo è, ancora una volta ribadiamo, fagocitare i fatti storici e proporre (imporre) la lettura della destra neo/post fascista; segnaliamo a Trecate, feudo di Binatti, la scelta sconsiderata ma non casuale di utilizzare il 27 gennaio, giorno della Memoria, per celebrare tanto quest’ultimo, al pomeriggio, quanto il “ricordo”, mettendo in atto una operazione meschina di implicito collegamento tra eventi affatto paragonabili (https://www.ticinonotizie.it/trecate-celebra-la-giornata-della-memoria-e-il-giorno-del-ricordo/). Imposizione che si manifesta anche rendendo impossibile – poco lontano, a Cologno Monzese, giunta leghista – a una storica come Claudia Cernigoi di tenere una conferenza su “le complesse vicende del confine orientale”.
Preferibili i filmetti con una nuova “verità” preconfezionata. Funzionale e ben impacchettata per il progredire del nuovo nazionalismo italiano.